Alexander Dubček - il volto della Primavera di Praga

Alexander Dubček - il volto della Primavera di Praga

Conoscete uno dei politici cecoslovacchi più popolari del XX secolo?

Alexander Dubček - il volto della Primavera di Praga
Nel 1968, Dubček incarnava gli sforzi di democratizzazione che avrebbero dovuto portare la libertà nella Cecoslovacchia comunista. Tuttavia, il tentativo di instaurare un "socialismo dal volto umano", come vennero chiamate le riforme, fu interrotto nell'agosto 1968 dall'intervento militare armato dell'Unione Sovietica e di altri paesi comunisti, e Dubček fu costretto con la forza a scomparire dalla vita pubblica per quasi vent'anni. Tornò sulla scena politica solo dopo la caduta del regime comunista nel 1989. Divenne di nuovo un importante politico cecoslovacco, ma purtroppo morì molto presto in un incidente stradale esattamente 29 anni fa, il 7 novembre 1992.

La gioventù e la carriera politica di Dubček

Alexander Dubček nacque esattamente 100 anni fa, il 27 novembre 1921, a Uhrovec, in Slovacchia. Trascorse la sua infanzia e l’adolescenza in Unione Sovietica, dove i suoi genitori si erano trasferiti. Dopo la seconda guerra mondiale, ricoprì varie cariche politiche, si laureò all'Università di Politica del Comitato Centrale del Partito Comunista Cecoslovacco conseguendo il titolo accademico di dottore in scienze socio-politiche. Dal 1955 al 1958 studiò scienze politiche a Mosca, nello stesso periodo di Mikhail Gorbaciov.

La Primavera di Praga nel 1968

Salì al vertice della piramide del potere nel gennaio 1968, quando fu eletto segretario generale del Comitato Centrale del Partito Comunista Cecoslovacco al posto di Antonín Novotný. Nei mesi successivi, che in seguito sono stati chiamati la Primavera di Praga, Dubček divenne il simbolo del processo di riforme, della liberazione e della democratizzazione del sistema politico. La censura fu abolita e la gente poteva finalmente esprimere ciò che pensava veramente senza paura di eventuali conseguenze, così nacque l’espressione "socialismo dal volto umano". La Cecoslovacchia sarebbe dovuta rimanere socialista dal punto di vista economico, tuttavia le persone avrebbero avuto la libertà di pensiero e d’azione. L'intero processo di liberazione si rifletté anche nella cultura e nel cinema, un esempio è rappresentato dalla cosiddetta “nuova onda” cecoslovacca dei registi Miloš Forman e Věra Chytilova. Sfortunatamente, gli sforzi per le riforme finirono nella notte tra il 20 e il 21 agosto, quando gli eserciti del Patto di Varsavia guidate dall'Unione Sovietica invasero la Cecoslovacchia e gradualmente presero il controllo dell'intero paese per i successivi 20 anni. Alexander Dubček fu in seguito rimosso da tutti i suoi incarichi. Fino al pensionamento lavorò come operaio e impiegato e visse sotto la sorveglianza della polizia segreta.

Il ritorno alla politica

Il popolare politico slovacco tornò sulla scena politica dopo la caduta del comunismo nell'autunno del 1989, quando tenne alcuni discorsi durante le manifestazioni anti-regime a Praga. Fu un serio candidato alla presidenza della Repubblica, ma alla fine si ritirò a favore del principale volto della rivoluzione di velluto, Václav Havel. Dubček fu poi eletto presidente del Parlamento e nel marzo 1992 divenne presidente del Partito Socialdemocratico della Slovacchia. La sua seconda carriera politica fu purtroppo stroncata da un incidente stradale. Nel settembre 1992, la sua automobile di servizio si schiantò al chilometro 88,9 dell'autostrada D1 in Vysočina. Dubček morì il 7 novembre 1992 a causa delle gravi ferite riportate.