Quando sulla cartina si leggeva ancora Cecoslovacchia

Quando sulla cartina si leggeva ancora Cecoslovacchia

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Quando sulla cartina si leggeva ancora Cecoslovacchia
I viaggi di istruzione sono un ottimo pretesto per andare a sfogliare la storia direttamente sul territorio. Il 1918 è l'anno della fondazione della Cecoslovacchia, scissa pacificamente nel 1993 nelle Repubbliche Ceca e Slovacca. Un territorio bellissimo, che porta ancora tutti i segni del suo passato.

Le nuove generazioni dovrebbero fermarsi un attimo e pensare che la cartina geografica non è sempre stata così, come la conoscono oggi… Nei secoli, guerre, rivoluzioni e trattati hanno scritto la storia, ridisegnato i confini e plasmato l’identità nazionale di molti Paesi. Tra questi anche la Repubblica Ceca.  

La sua strada tortuosa verso l’indipendenza e la democrazia è stata per un lungo tratto percorsa accanto alla Slovacchia. Insieme i due Paesi, oggi indipendenti ma nel 1918 uniti in una Repubblica Federativa, hanno combattuto prima gli storici dominatori (i cechi gli austriaci, gli slovacchi gli ungheresi), si sono ribellati al regime comunista, hanno avviato un importante progresso economico nei rispettivi territori, attraversato la seconda Guerra Mondiale, ascoltato e mediato le ribellioni interne fino ad arrivare a una pacifica e consensuale scissione in due Repubbliche distinte. 

Il 28 ottobre 1918, con il benestare di Francia, Gran Bretagna, Italia, Giappone e Stati Uniti, dall’unione di Boemia, Moravia e Slovacchia nasceva la nuova Repubblica di Cecoslovacchia. Il neonato Stato avviò subito un processo moderato di riforma e, sollecitato anche da una crescente consapevolezza del popolo cecoslovacco affamato di libertà e sedotto dallo stile di vita dell’Europa Occidentale e degli Usa, avviò un graduale processo di autodeterminazione. Dopo la Rivoluzione di Velluto –la manifestazione non violenta che sul finire del 1989 rovesciò il regime sovietico- la Repubblica Socialista Cecoslovacca venne ribattezzata Repubblica Federale Ceca e Slovacca. Durante la cosiddetta Prima Repubblica di Cecoslovacchia –ovvero il ventennio tra le due guerre mondiali- lo Stato indipendente godette di un periodo fiorente, positivo e innovativo ma poi, finito il secondo conflitto mondiale e avviata la destalinizzazione, trovarono sfogo le differenze e i contrasti interni tra cechi e slovacchi, che culminarono infine nella scissione pacifica dello Stato federale in due Repubbliche indipendenti, il 1° gennaio 1993.  

La fondazione della Cecoslovacchia resta tuttavia una pietra miliare sia per la Repubblica Ceca che per la Slovacchia, che ne celebrano puntualmente l’anniversario il giorno 28 ottobre, pretesto irrinunciabile per accantonare momentaneamente i libri di storia e rintracciare sul campo le tracce di un passato nemmeno troppo lontano, che ha deciso anche il presente dei due Paesi. 

Tradizionalmente il 28 ottobre di ogni anno vengono aperti eccezionalmente al pubblico i luoghi del potere e della politica a Praga: la Camera dei Deputati, il Senato, la residenza del sindaco, Villa Kramar (residenza del primo ministro) e gli spazi di rappresentanza della Casa Municipale. 

Ma al di là delle iniziative estemporanee, l’invito è a scoprire le testimonianze permanenti di quel periodo in Repubblica Ceca. In una sorta di sconfinato museo diffuso, l’itinerario sulle tracce della fondazione della Cecoslovacchia e del suo cammino verso l’indipendenza conduce in diversi luoghi del territorio ceco.  

Nel ventennio della Prima Repubblica, infatti, la Cechia visse un considerevole sviluppo non solo economico ma anche culturale, divenne uno dei centri principali della vita moderna europea e fu culla di imprenditori, industriali, architetti, designer e artisti di fama internazionale.  

Imprescindibili allora le visite ai capolavori dell’architettura funzionalista, alle case automobilistiche Skoda e Tatra, allo stabilimento calzaturiero Bat’a ma anche alla città ideale di Zlin così come la concepì il suo fondatore, ai laboratori del leggendario cristallo artistico di Boemia, alle gallerie che raccolgono le opere di Mucha, Kupka e Filla, ai luoghi frequentati dal primo presidente di Cecoslovacchia Masaryk, alle futuristiche interpretazioni architettoniche di Loos, Gocar e Kotera, alle fortezze di frontiera che dovevano proteggere il nuovo Stato e naturalmente ai monumenti di Praga legati al totalitarismo…  

Ma anche alle caffetterie, i locali, i musei, gli atelier e tutti quei luoghi dove con l’indipendenza esplose la vivace vita culturale che ancora caratterizza la Repubblica Ceca.